"La mattina quando esco dalla tenda rimango davvero senza fiato. Il deserto bianco è incredibile.
Rocce di un bianco abbagliante. Ma siamo qua per correre: faccio colazione ancora con i postumi dell’emicrania del
giorno prima. E poi ci schieriamo alla partenza. Al briefing capisco subito che oggi il percorso sarà durissimo. Forse
il più duro di tutta la settimana. Ho deciso di partire piano.
E alla fine si parte. Dopo 20 km sono in buona posizione, intorno al decimo posto. Al secondo pc riprendo il coreano
Hahn, uno scriteriato che con uno zaino di 5.5 kg pensava di poter correre al pari di Sandes. Un paio di anni fa
ha vinto il Gobi, ma adesso le cose sono cambiate: il livello di queste gare del circuito Racing the Planet è
decisamente diverso.
Inizio a spingere e riprendo anche la leggenda Dean Karnazes. Lo vedo correre da dietro mentre
lo raggiungo e il primo pensiero è che non lo vedo in grande forma. Mi dice che la prima tappa è sempre la più
difficile. Bontà sua, per me la più difficile è sempre l’ultima. Riprendo altri corridori e mi rendo conto che
stiamo andando a un ritmo folle. Alla fine della tappa sono quinto a pochi minuti dal secondo e subito dietro
Karnazes che mi ha ripreso nel finale. Inutile dire che Sandes ci ha dato 45 minuti. Il problema è che perdo una
lente degli occhiali da sole e nemmeno me ne accorgo. Dovrò correre il resto della corsa in un deserto bianco
come le cave senza occhiali da sole!!!"