"E' l'ultimo giorno che andiamo a sud. Meno male perché correre senza occhiali scuri con il sole in faccia è tremendo.
La tappa è quella delle dune. Salire una duna non è uno scherzo. Le gambe ti bruciano per lo sforzo. Parto piano
di nuovo e mi trovo a correre con Karnazes e con Rob James, un altro grande atleta e grande uomo: Rob è arrivato
secondo in Atacama e ha un bel curriculum come ultramaratoneta estremo. Forse il più forte atleta inglese. Poco dopo
il primo pc decido di dare un'accelerata e vedere come stanno i due campioni che sono con me. Comincio a fare il vuoto.
Davanti vedo Sandes preceduto da un atleta belga: tutti i giorni si alza uno scemo, oggi è toccato a lui.
Sono 4° a questo punto. Mi volto e visto che ho fatto il buco mi rilasso. Dopo poco vedo che Angelo, l'atleta che
ho preparato per questa gara, e che sta facendo benissimo, sta rinvenendo, ma si porta dietro qualcuno. Decido di dare
un altro strappo. Prima del secondo pc riprendo il folle belga e vedo il secondo. Dietro sono tutti scomparsi. Adesso
so che devo affrontare le dune. Poco dopo il pc riprendo anche il secondo. Un inglese che rimonto sempre tra il secondo
e terzo pc. “Come tutti i giorni“ dice lui. Sorrido lo incoraggio e riparto. Dopo poco mi volto e sono in un grande
nulla: sabbia ovunque. Faccio un giro su me stesso e mi sento un naufrago del deserto.
Vedo in lontananza le dune. Le affronto con calma, una cresta dopo l'altra. Ci sono 44 gradi: vedo il traguardo...
sembra vicino... in realtà sono più di 10 km.
Alla fine finisce anche questa terza tappa. Sono ancora 2°: sto alla grande. Sono con i piedi per terra. Non spero
davvero che andrà a finire così, ma comunque mi sono tolto qualche soddisfazione."